NEWS, UROLOGIA

COME PREVENIRE PROBLEMI ALLA PROSTATA

La prostata è un organo che hanno solo gli uomini, atto a produrre ed a veicolare il liquido seminale. E’ scientificamente provato che la possibilità di ammalarsi di tumore alla prostata aumenta solitamente dopo i 45 anni, pertanto la prevenzione è una delle poche strategie che abbiamo per prevenire o prendere in tempo determinate problematiche. Pertanto, visto che gli uomini sono piuttosto restii a farsi controllare, se avete mariti, figli ,fratelli ed amici in generale, spingeteli a visitarsi. Inoltre vediamo alcuni accorgimenti su come prevenire problemi alla prostata:tanto per cominciare, una buona notizia! Pare che il consumo di caffè aiuti a combattere l’insorgenza di tumori alla prostata. Pare anche che avere una’ attività sessuale piuttosto attiva, aiuti in tal senso. Per quanto riguarda l’ alimentazione, si consiglia anche di integrare nella propria dieta il licopene, ovvero un pigmento vegetale responsabile del colorito rosso di certi alimenti. Mangiate quindi alimenti come il pomodoro o l’anguria. Anche praticare dell’ attività fisica pare che aiuti nella prevenzione, praticare dell’ attività fisica regolare, riduce del 40% il rischio di contrarre tumore alla prostata, pare infatti che gli uomini che praticano 5 ore di attività fisica alla settimana, dimezzano le possibilità di una recidiva, se già avevano contratto un tumore. I grassi idrogenati pare che possono far raddoppiare il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata pertanto sarebbe meglio evitare i prodotti industriali che contengono ne contengono. Viceversa, assumere alimenti che contengono gli omega-3 che abbondano nel pesce come il salmone sia un valido aiuto per la salute della prostata. Una stima effettuata dalla Harvard University ha notato che il rischio di sviluppare tumore alla prostata è ridotto del 25% in chi ha l’abitudine di mangiare pesce almeno tre volte a settimana.

Dott. Simone Mariani

Dott. Simone Mariani

CARCINOMA PROSTATICO: LA PREVENZIONE QUALE MIGLIOR ARMA.

Il carcinoma prostatico è la neoplasia non cutanea più frequentemente diagnosticata negli uomini occidentali. In occidente la mortalità per neoplasia prostatica varia tra 2,8 e il 4,7% e rappresenta la seconda causa di morte per tumore dopo il tumore polmonare.

I fattori più importanti associati al rischio di sviluppare un carcinoma prostatico sono sicuramente l’ereditarietà (maggior rischio in paziente con padre, nonno paterno e fratelli affetti da tale patologia) e l’età (la frequenza del carcinoma prostatico aumenta con l’aumentare dell’età).

L’incidenza di carcinoma prostatico aumenta di pari passo all’altra patologia, di per sé “benigna”, che risulta essere l’Ipertrofia Prostatica (IPB)  che può comportare una serie di  disturbi urinari secondari all’ingrandimento della ghiandola prostatica. Benché spesso entrambe le patologie tendono ad essere coesistenti, bisogna tener presente che l’adenocarcinoma prostatico risulta essere, nella stragrande maggioranza dei casi, assolutamente asintomatico nelle sue fasi iniziali  manifestandosi clinicamente solo in fase avanzata.

La scoperta durante gli anni ’80 del PSA (Antigene Prostatico Specifico) ha portato ad una drastica rivoluzione nella diagnosi del carcinoma prostatico: l’utilizzo di tale marker, infatti, ha comportato un aumento dell’incidenza di neoplasie prostatiche consentendo, così, la diagnosi di un maggior numero di tumori in fase precoce e una drastica riduzione delle percentuali di mortalità cancro correlate con conseguente aumento delle percentuali di sopravvivenza.

Il vero limite di tale esame risulta essere  il fatto che il PSA è un marker “organo specifico” e non “tumore specifico”, per cui un rialzo dei suoi valori ematici non implica necessariamente la presenza di un carcinoma prostatico.

La combinazione della visita urologica,del dosaggio periodico del PSA, dell’ecografia prostatica trans-rettale e di eventuali altre indagini (RM prostatica con spettroscopia, PCA3, biopsia prostatica)  risultano essere la miglior arma in mano agli urologi per poter diagnosticare in fase precoce la presenza del carcinoma prostatico e quindi per poter garantire sempre più maggior percentuali di successo terapeutico. Inoltre ciò permette all’urologo non solo di diagnosticare precocemente un eventuale “tumore prostatico” ma anche di poter di poter riscontrare eventuali sintomi legati all’Ipertrofia Prostatica Benigna (quali risvegli notturni per urinare, aumento del numero di minzioni giornaliere, getto urinario ridotto, ecc.) e quindi di poter instaurare una eventuale adeguata terapia farmacologica o chirurgica in caso di necessità.

Dott. Simone Mariani

Specialista in Urologia

Centro Polispecialistico Albamedica